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al testo di Marco Galvagni
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La rosa accesa smuove la terra con mani ardite di fuoco per una notte non l’ultima (fra i seni turgidi l’universo incolore assume la forma delle fiamme) ma non la prima di velluto.
Notte simile ad un giorno rosato senza ignoranza e senza fatica senza pena, disgusto. Fra le stelle le tue mani bollono- sei come il ciclamino d’un sottobosco, io te lo pongo sulla veste.
Notti d’amore accostati al frangersi d’onde, la salsedine a schiumare i pensieri velati d’incanto come il primo fiore colto per magia un purpureo crepuscolo una sera di cinguettii di merli.
Notte franta nelle anse delle stelle dai sonagli dei tuoi polsi, dal rumore delle onde del mare, dal taglio d’un orizzonte di baci, dal concerto di gioia della tua voce. Notti d’amplessi infiniti sino all’aurora. |
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